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[SimilBloggata] Riflessioni randomiche di un favolista disilluso.

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Messaggio Da Niymiae Gio Ott 23, 2008 8:03 pm

Non so scrivere sui blog. Ne ho aperti due. Credo di aver collezionato un totale
di 5 post prima di chiuderli. Totali, su entrambi. Però ogni tanto mi piglia la voglia
di scrivere un poco di stupidaggini a caso dove qualcun'altro possa dar loro uno
sguardo. Provo qui, già che ci sono. (N.d.N. L'ho scritta prima su Facebook, ma
visto che qui c'è gente che di là non c'è, la incollo pure qua, tanto per pigliarmi
più insulti)

Oggi mi è capitato di fare due chiacchiere con due persone diverse riguardo la
situazione delle manifestazioni universitarie attuali. Persone che hanno un punto
di vista drasticamente opposto sulla faccenda. Da una parte la tristezza nel
constatare la situazione attuale ed il suo progressivo degenerare con conseguente
caduta progressiva di tutti quei tratti che compongono un "orgoglio italiano", dall'altra
la convinzione che una repressione violenta è quel che ci vuole per tenere a
posto questi "quattro esaltati" che occupano un suolo che non appartiene loro.

Inutile dire che io condivida la prima, ma non è questo il punto. Le riflessioni che
questo confronto indiretto ha suscitato affondano la lama nella mia schiena di
tentativo di scrittore, ed in particolare di favolista. Non mi dilungherò oltre sui
miei processi mentali perché ci tengo alla mia libertà civile.

Cos'è una favola? Io l'ho sempre considerata una sorta di quadretto particolare,
una tela su cui prendi un pezzetto del mondo da una parte ed uno dall'altra, li
incolli in maniera strana e diversa, dai una photoshoppata ai contorni per farli
più dolci e sfumati, e poi colori tutto quanto a festa, con le tinte più vive che
hai a disposizione.

Ma rileggendo quel che ho scritto mi rendo conto che nonostante questo, in tutte
le favole che ho scritto è impossibile non notare una vena sottile, una sorta di crepa
in questo quadretto colorato, che le taglia diagonalmente a metà. A volte
impercettibile, altre profonda e invadente, ma sempre e comunque presente.

Una vena di tristezza e disillusione che non può fare a meno di minare il paesaggio
tondeggiante del regno di laggiù. Il lieto fine con un punto interrogativo, il principe
azzurro con un passato oscuro, la principessa che forse finalmente si risveglierà.

E' inutile negare l'evidenza: Anche nei sogni e nelle favole non riesco a filtrare
completamente il riflesso di quel che mi circonda. Nonostante i bordi smussati,
nonostante i colori vivi e il vestito nuovo, quei pezzettini di mondo che incollo
sulla tela non riescono a liberarsi del tutto della realtà e della delusione che
non posso fare a meno di provare ogni volta che mi guardo intorno con un
minimo di attenzione.

Forse dovrei cercare di cambiare. Forse invece le favole son più belle così,
perché si finisce per sentirle più vicine e più reali, quasi che forse forse,
magari un giorno quel lieto fine col punto interrogativo potremmo riuscire
a rubarcelo anche noi. Meglio un punto interrogativo che lo schifo di oggi,
dopotutto.

Però devo stare un minimo attento, altrimenti già mi vedo, tra qualche anno:
"C'era una volta, in quello che una volta era il regno di Laggiù, una terribile emergenza rifiuti..."
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Messaggio Da lowfi Ven Ott 24, 2008 11:08 am

Non sono un esperto di narrativa ne un esperto di favole, quindi la mia opinione fra presa decisamente per quello che è.

E' ovvio ed è acquacaldismo risaputo che la favola, come il racconto di fantascienza, è un qualcosa che vuole fa filtrare qualcos'altro. Non esistono favole fini a se stesse, o almeno non è per questo che sono state inventate.

E' evidente che se prendi dei pezzi della realtà di oggi non puoi che ottenere un quadretto triste, però è anche vero che la vita è più bella se un po' ce la raccontiamo, magari ingannadoci un po', magari vedendoci come cavalieri con macchia e paura che vanno avanti nonostante tutto.

Che ti devo dire... probabilmente le cose che scrivi senza quella crepa sembrerebbero come un parquet senza i segni dei mobili, come una casa in cui non ci vive nessuno.
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Messaggio Da ~jinnai Ven Ott 24, 2008 10:15 pm

Io credo che la società, allo stato attuale, abbia bisogno di favole riadattate.
Riadattate sia negli usi e costumi descritti sia nell' epilogo con morale.

Le bambine premurose che devono attraversare il bosco evitando il lupo cattivo per portare i biscotti alla nonna esistono ancora, hanno solo cambiato sembianze: ora devono attraversare la provincia con un curriculum interinale in una mano e le foto succinte per il gazebo del grande fratello nell' altra. Il tutto evitando i derelitti delle case popolari cassaintegrati che foraggiano fondazioni culturali e filantropiche comunemente note col nome di "snai", "bar sport" e "amaro ramazzotti".
Il messaggio finale è sempre e comunque lo stesso: la strada più breve e sicura rimane sempre la tangenziale.
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Messaggio Da OrangE Ven Ott 24, 2008 10:48 pm

Secondo me è giusto che le cose che scrivi siano attraversate da quella crepa, che poi è il concetto che hai espresso verso la fine del post. Favole a parte, chi legge deve sentirsi un pò parte di ciò che rende triste il tutto, chi legge soprattutto inconsciamente VUOLE sentirsene parte, un racconto troppo innocente e incontaminato non permette l'immedesimazione. Immaginarsi in un qualcosa che presenta sfumature che rispecchiano il mondo reale è più facile e permette di sperare nella purificazione di tutti gli elementi negativi. Sperare di tornare innocenti fanciulli. Senza tutto questo forse ti ritroveresti con molta roba finta per le mani. (Quest'ultima frase è un pò inquietante :look: ).
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Messaggio Da lowfi Sab Ott 25, 2008 4:02 am

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Messaggio Da OrangE Sab Ott 25, 2008 4:58 am

NNon è vero! Siete voi che siete ipocrite.
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